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Il fondo antico della Biblioteca conta attualmente oltre 30.000 volumi tra cui un centinaio di incunaboli e circa 3.500 cinquecentine.
 
Le prime opere a stampa possedute dalla Sperelliana hanno un carattere prevalentemente teologico e religioso, in quanto provenienti per la maggior parte dalla donazione del vescovo fondatore e dalle biblioteche degli enti religiosi soppressi. Tra gli incunaboli più antichi, essa conserva le Homiliae super loannem di San Giovanni Crisostomo, testo stampato a Roma da Georg Lauer nel 1470, il Quadragesimale de poenitentia di Roberto Caracciolo e il Confessionale di Sant'Antonino, impressi a Venezia rispettivamente nel 1472 e nel 1474. Oltre al Caracciolo, la presenza di altri grandi autori francescani attesta in modo significativo la rilevanza e la diffusione dell'Ordine dei frati minori in terra eugubina. Accanto ai testi greci e latini, testimonianza della cultura umanistica nella Gubbio dei Montefeltro, sono presenti anche opere che trovarono larghissima diffusione a seguito dell'introduzione della stampa. Esemplare in tal senso è il celebre Liber chronicarum di Hartmann Schedel (Norimberga, Anton Koberger, 1493) in edizione latina, illustrato da circa duemila xilografie. Preziosa rarità della Sperelliana è la terza edizione dell'opera Mirabilia Romae (Roma, Martino di Amsterdam e Giovanni Besicken, 1500), piccola guida stampata a uso dei pellegrini. Tra le cinquecentine, numerose sono le edizioni che recano impresse le insegne di stampatori illustri quali Manuzio, Sessa, Giunta, Blado, Plantin; altrettanto ampio è il ventaglio delle discipline e dei titoli, come pure diversificata è la tipologia dei frontespizi che appaiono sempre più raffinati grazie alla tecnica dell'incisione su rame. La Sperelliana conserva anche opere ricche di pregevoli incisioni come gli Emblemata di Andrea Alciato (Lione, Macé Bonhomme, 1550), o come il trattato di calligrafia di fra Vespasiano Amphiareo (Venezia, Alessandro Gardano, 1580) che illustra un'ampia selezione di alfabeti di gusto manieristico. Per la qualità dell'edizione è da segnalare la monu-mentale Biblia Sacra — otto volumi in folio con il testo in quattro lingue — stampata ad Anversa da Christophe Plantin nel 1569 per Filippo II di Spagna, mentre notevole per rarità e interesse letterario è l'edizione del poema dantesco con il commento integrale di Bernardino Daniello (Venezia, Pietro da Fino, 1568).
 
La presenza di numerosi libri di medicina, risalenti in gran parte al XVI secolo, è da riferire all'illustre tradizione medica eugubina che nel Cinquecento vedeva attive personalità come Girolamo Accoromboni, medico dei papi Leone X e Clemente VII, o come Baldo Angelo Abati che ebbe tra i suoi pazienti Francesco Maria II Della Rovere.
 
Di questi personaggi, che furono anche umanisti e scrittori, la Sperelliana possiede alcune opere, tra cui una bella edizione del De admirabili viperae natura dell'Abati (Urbino, Bartolomeo Ragusio, 1589). 
 
Del vasto patrimonio bibliografico secentesco merita particolare attenzione la produzione locale che, in stretto rapporto con la realtà sociale eugubina, ne riflette il risveglio culturale. Gubbio gode infatti nel corso del Seicento di una particolare vivacità letteraria: la circolazione delle idee è favo¬rita dall'attività delle tre Accademie degli Assorditi, degli Addormentati e degli Ansiosi, dalla isti¬tuzione della prima tipografia e da quella della stessa Biblioteca.
 
Noti letterati e poeti come Paolo Beni, Guidubaldo Benamati, Bonaventura Tondi appartengono a illustri famiglie eugubine; il Seicento è il secolo dell'Armanni e di affermati giureconsulti, alcuni dei quali dediti anche agli studi storici, letterari o alla poesia, come Giovan Battista Cantalmaggi, Ip¬polito Conventini, Giovan Francesco Lazzarelli. Presso la Biblioteca questo felice momento si ritro¬va nelle pubblicazioni più antiche della locale tipografia Triangoli (1623 e 1624), negli scritti poetici e in prosa del Benamati, grande ammiratore del Marino e fondatore dell'Accademia degli Addormentati, come pure nell'abbondante produzione barocca del Tondi.
 
Esempio tipico di una consuetudine in uso presso i tipografi del tempo per la stampa dei libri proibiti, è la Cicceide del Lazzarelli: le edizioni di tale testo non recano note tipografiche o sono pubbli¬cate con falsa indicazione di luogo e di data per non incorrere nelle sanzioni della censura. Nel clima decadente di fine Ottocento, la Cicceide veniva rilanciata con rinnovato successo da Angelo Sommaruga che dava alle stampe varie edizioni, di cui la Sperelliana conserva quella del 1885.
 
Tra le opere più rappresentative del pensiero e del gusto del Settecento si pongono all'attenzione la grande impresa dell'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert nell'edizione livornese del 1770 e gli splendidi volumi in fallo delle Antichità di Ercolano (Napoli, Regia Stamperia, 1757-1792), le cui immagini svolsero un ruolo fondamentale per la circolazione del repertorio archeologico e per la diffusione in Europa del gusto dell'antico. Nel settore della stampa periodica, per il suo interesse storico e di costume è meritevole di segnalazione la bella raccolta della rivista milanese Nuova illustrazione universale che, pubblicata da Emilio Treves a partire dal dicembre del 1873, qualche anno più tardi assumerà il titolo notissimo di L'illustrazione italiana.
 
Naturalmente la tipologia delle pubblicazioni proposte non esaurisce la variegata realtà bibliografica costituita dalle raccolte della Sperelliana; per qualità e quantità delle opere in essa custodite, l'istituzione si allinea perfettamente con le analoghe biblioteche di antica tradizione che così ampiamente hanno contribuito al processo di crescita culturale della nostra società.
 
 
 
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